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Visualizzazione dei post da 2010

Coincidenze di Calabria

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coincidenza n f coincidenza 1 combinazione caso casualità concomitanza occasionale In questi giorni mi è capitato di pensare ad alcune coincidenze di Calabria. Ho iniziato guardandomi in giro, per strada, nella mia città. Da anni non si vedevano cumuli di spazzatura in giro, ma da qualche giorno questi fanno grande e bella mostra INTORNO a molti cassonetti cittadini. Intorno, perché quest’ultimi dentro sono VUOTI. Guarda caso in queste settimane si è molto parlato di una nuova discarica PRIVATA alle spalle della città tralasciando quello che potrebbe conseguire a livello di infiltrazioni nelle vitali falde acquifere che servono l’area urbana. Tale discarica non è d’emergenza, ma la sua realizzazione è stata suggerita da privati, quasi come un investimento, in tempi non sospetti. Tralascio le molte incongruenze e stranezze sui tempi e modalità di pre-approvazione che hanno riguardato il Comune e la mancata pubblicità alla cittadinanza dei consigli comunali dove si dibatteva l’im

Artigianato in...Furie! Ikea, Calabria e Calabroitaliano alla Fiera di Milano

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La Fiera di Milano è il fiore all’occhiello del sistema economico e sociale dell’Italia. Non è un evento, ma una serie di eventi legati a un luogo deputato agli incontri e agli scambi. Economici e sociali. E’ da parecchi anni che ne sono affascinato, da quando nella mia collezione di francobolli da bambino, entrò a farne parte una serie, degli anni ’70, dedicata proprio alla Fiera. Non c’era Internet e per documentarmi, come quasi tutti i bambini chiesi a mio padre informazioni su questa manifestazione. Anche il suo racconto fu affascinante quanto quei francobolli e da allora non ho smesso in fondo di sognarla, di avere il desiderio di andare a visitarla. Dopo tanti anni fortuna ha voluto che per lavoro e con spirito calabroitaliano quest’anno il sogno si sia realizzato. Rispetto agli anni ’70 è cambiata la struttura, adesso non più a Milano, ma è più grande e precisamente a Rho nell’hinterland milanese. E sono ovviamente aumentate e diversificate le tipologie di fiere durante l’

Il Braveheart di Calabria e il popolo tradito: colpo di grazia al trasporto pubblico nella fascia jonica

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Oggi 12 Dicembre, muore il trasporto ferroviario in Calabria. E questa volta è chiaro a tutti di chi è la responsabilità. Non è possibile qualunquisticamente dire “ce l’hanno cacciato”. No. Chi ha materialmente deciso è stato un gruppo di quattro persone: Fausto Orsomarso da Cosenza, Giuseppe Scopelliti da Reggio di Calabria, Altero Matteoli da Livorno, Silvio Berlusconi di Milano, ma pendolare residente ad Arcore. Il primo si è autodefinito il Braveheart di Calabria, il cuore impavido paladino della libertà del proprio popolo. Il secondo, nonostante decenni di politica attiva si è proposto come essenza del cambiamento alla guida della Regione. Gli ultimi due, meno enfaticamente, rappresentano il sedicente Governo del fare e sempre a loro dire sarebbero artefici del vero miracolo italiano. Intanto da oggi l’intera fascia ionica perde dopo almeno trent’anni il collegamento notturno con Roma. Un pullman privato, ma pagato dalle ferrovie, consentirà in modo agevole di raggiungere la jonic

Sogni, repressioni..e psicofarmaci

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Sotto l’ombrellone non si parla d’attualità se non per il minimo indispensabile. Si, è vero, può capitare di imbattersi in accese discussioni di natura geopolitica, ma niente che vada oltre un leggero scambio d’opinioni. I politici lo sanno e proprio tra luglio e agosto la storia parlamentare d’Italia è zeppa di decreti e leggi di poco nobile contenuto. E’ estate anche per me e quindi da buon italiano preferisco, consapevole di aver torto, non parlare d’attualità, ma di osservazioni e riflessioni che credo siano patrimonio comune di noi tutti. Agosto è il mese in cui TUTTI tornano. E tra sdraio e lettini mille accenti calabroitaliani. C’è il calabrese di Roma, quello di Torino, quello lombardo veneto e ovviamente quello che arriva dall’estero. E in questo vortice di dialetti tante storie di vita ed episodi che volano in riva al mare. Storie di persone che hanno lasciato la Calabria, ma che almeno per qualche motivo tornano ogni estate. C’è il vero nostalgico che già solo con gli occhi

Talebani o salvatori? I mafiosi visti da Nord e da Sud

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Al Nord di mafie non hann o capito nulla. E forse neanche al Sud è ben chiaro cosa sia veramente la mafia. “Ma perché non mettete una grande scatola chiusa in mezzo alla piazza e invitate la gente di notte a metter dentro i nomi dei mafiosi?” mi chiese candidamente una signora lombarda al telefono durante una trasmissione radiofonica in cui ero ospite. “Ma i mafiosi di giorno li vedete? Ci parlate? Sono come noi?” altre domande “nordiche” a cui ormai ho fatto il callo. Ma anche al Sud il mio fegato non ha pace e non è raro imbattersi in profonde riflessioni riassunte in “senza mafia sarebbe il caos qui”. Per il Nord quindi il mafioso è un talebano terrorista che vive nascosto e la gente evita di dire alla polizia dove si nasconda. Per il Sud invece il mafioso è spesso portatore di ordine e prosperità perché almeno lui dà aiuto e lavoro. Ho sempre odiato questi ragionamenti se non altro perché frutto di ignoranza e pregiudizi oltre che assoluta mancanza di riflessione e voglia di capire

La Calabria impoverita dai calabresi..

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Degli anni a Roma ho molti ricordi ancora nitidi nonostante sia passato un bel po' di tempo. Ciò me lo spiego perché a questi episodi sono legate piccole e grandi rivelazioni e riflessioni che pur non avendomi, ognuna singolarmente, cambiato la vita di sicuro hanno contribuito a farmi guardare da diversa e migliore prospettiva le cose. Risale a “Roma” per esempio la scoperta dell'esistenza della Provola Silana o Silano. Ricordo perfettamente il leggero imbarazzo che ho provato nell'ammettere che per me calabrese del sud la provola fosse esclusivamente un famoso formaggio a pasta filata del nord. Tornato giù alla prima occasione ho verificato come anche nella mia provincia esistesse il Silano, ma come giustamente ricordavo non avesse tutto quel seguito e apprezzamento che si aspettavano le mie conoscenze romane. Tempo dopo, con altrettanto stupore, scopro che una delle più grandi catene di grande distribuzione organizzata ha tra i propri prodotti marchiati una scamorza prodo

Il lavoro, in Calabria, non nobilita l'uomo

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“Ma non era..?” “Si si, era lui”. Questo breve scambio di battute è ciò che capita ad ogni calabrese che passeggia per le città del nord e centro Italia. Succede spesso, infatti, di vedere negli esercizi commerciali facce conosciute di persone del proprio paese che magari non si vedevano da anni. Con stupore giustificabile e in fin dei conti senza malizia se solo non fosse quasi sempre corredato dal classico “azz, lavora lì?”. Ci sembra strano, ci spiazza che proprio quella persona che avevamo conosciuto in Calabria lavori e per di più come commesso/barista o altro di simile. La vergogna per il lavoro, specie quello manuale, è un qualcosa di molto diffuso in Calabria. E' un retaggio che ci portiamo dietro da qualche decennio come popolo e in ognuno di noi si può dire dalla nascita. E' l'ansia di riscatto sociale individuale e collettivo che provoca questo fenomeno. Che è cieco e irrazionale. Ma che provoca danni enormi e che sembrano non avere cause apparenti, “è così”. E&#

Il tassinaro giustiziere

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Esistono anche per me periodi in cui sono vietati e auto vietati discorsi e riflessioni di natura socio-politica. Come in tutte le cose della vita però “ uno sta bene finché lo vuole l’altro ”. E così in un bel periodo dedicato esclusivamente allo studio mi ritrovai a prendere quasi per caso un taxi, cosa che faccio raramente, quasi mai. “Adesso le fanno tutte di plastica le auto, guardi quella!” inizia a dirmi il “tassinaro” senza però distogliermi più di tanto dai miei pensieri universitari. “Eh, la Fiat..quanti soldi ha preso dallo Stato negli anni..” continuò quasi a ruota libera. E poi “Se mi mettessero davanti i politici saprei io cosa dirgli! Non c’è nessuno che non riesca a mettere sotto io (ed io intanto speravo non facesse accenno al suo mestiere). Anche Berlusconi zittirei io.” “Lei è calabrese? Niente contro i calabresi, ci vengo anche in vacanza, ma lì una bella bomba dove stanno gli “‘ndranghetosi” (sic!) e il problema si risolve subito”. A quel punto, scaldata l’atmosfer

Papaveri e asfalto: un fenomeno di Calabria

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Di ritorno da una scorpacciata di Kebab, pietanza turco-“tedesca” allora da poco scoperta, io e il mio poco inappetente compagno di stanza e di cena ci trovammo di fronte a uno scenario apocalittico, quasi da film catastrofico: una delle vie principali di Roma transennata e presa d’assalto da tir, scavatori e rulli stendi asfalto. Rombi di motori, lampeggianti e uno spiegamento di mezzi frastornante. “ A posto..per un mese scordiamoci via Tiburtina !”. A inizio carriera universitaria e memori degli eterni lavori calabri non potevamo neanche lontanamente immaginare cosa ci avrebbe riservato l’indomani e cioè l’intera via completamente asfaltata e priva di qualsiasi indizio che potesse far pensare a quello che era successo solo qualche ora prima. E mai avevamo pensato che si potesse fare questi lavori di notte, in effetti il momento ideale per farli.Ma perché da noi non hanno mai fatto così? Una domanda frettolosamente accantonata col pensiero che costerebbe un po’ di più di stipendi, m

Una lezione spagnola per la Calabria...

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Se in Calabria lo spagnolo fosse una lingua conosciuta avremmo chiare molte cose. Molte parole dei nostri dialetti o alcune tipiche costruzioni verbali calabresi derivano infatti dall’influenza che la dominazione spagnola dei secoli passati ci ha lasciato in eredità. Avremmo chiaro anche il reale significato di una parola italiana che da noi è chiaramente sconosciuto: eleggere . Elegir in lingua iberica ha come in Italiano due significati ben precisi, ma a differenza della versione italica entrambi sono di uso comune. Una sola parola per dire scegliere o eleggere. L’eletto è quindi “scelto”. E quando si sceglie solitamente si sceglie IL MIGLIORE. In Calabria sappiamo bene che non è così. Perché si vota il parente. Perché si vota l’amico. O si preferisce mettere una fetta di provola e scrivere sulla scheda “mangiatevi pure questa!”. La Calabria è piena di politici che stanno “a galla” solo ed esclusivamente per via dei parenti. Che sono i primi a definirli incapaci o peggio, ma se si c

Il "sesto senso" calabro

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"Ao', se vede che sei Calabrese, sei de coccio!" E' una delle tipiche espressioni che la maggior parte dei calabresi a Roma s'è sentito rivolgere almeno una volta nella vita insieme al relativo gesto del pugno che bussa sulla mano. Non conoscevo questo modo di dire prima che mi venisse rivolto personalmente nel periodo in cui ho vissuto nella Capitale. I romani lo usano quando si trovano di fronte una persona testarda e inizialmente l'avevo presa come cosa positiva. Tornando in Calabria dopo qualche anno, mi sono però reso conto che di positivo nella nostra testardaggine c'è ben poco. In noi non vi è infatti solo una sana ostinazione, un non arrendersi facilmente, ma anche una forte propensione ad affidarsi ad una sorta di sesto senso, il sesto senso calabro, che si manifesta più volte durante il giorno e tutti i giorni in tutti i calabresi. Possiamo avere di fronte un premio Nobel, Zichichi, o il vicino di casa, ma ogni sua affermazione, anche scientifica

[Poesia] Tra gente che ci crede...

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Ognuno almeno un giorno dovrebbe anche per caso guardarsi un poco intorno e metter fuori il naso Parlare con la gente che passa per la via sentire i lor problemi senza poi andare via A me ciò è capitato mi capita anzi spesso che piu' di un pensionato mi parli di sè stesso Dei tempi ormai mutati della vita vissuta o occhi emozionati per una donna voluta Però a dire il vero l'orgoglio e la rabbia gli vengon per la testa mai messa nella sabbia E' gente che a suo modo ha fatto sai la Storia e soffre nel vedere ignavi senza gloria E mentre nella piazza passeggia tanta gente chi ti parla s'incazza per chi non dice niente dei nostri bei problemi di ciò che qui succede senza che alcuno fremi per trovar dei rimedi Guardando invece noi che almeno ci proviamo sia lui che pur noi poi insiem ci emozioniamo Perchè basta uno sguardo tra gente che ci crede che non è mai rimasta a veder che succede

Gli assenti hanno sempre torto

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"Gli assenti hanno sempre torto". "Non si parla male degli assenti". Sono rispettivamente una verità e una regola di buona educazione. Una cosa hanno in comune: l'idea che gli assenti non si possano difendere o sostenere le loro tesi. Le verità difficilmente si possono contestare mentre nulla però vieta di infrangere una regola. Parlerò quindi male, ma a fin di bene, degli “assenti”. Soggetti che individuo in particolar modo nelle persone che dalla Calabria sono andate fuori per studio, per amore o per lavoro. Non tutte ovviamente, ma quelle fastidiosissime persone che, ritornate per brevi periodi in Calabria, con atteggiamento tra snob e acido non fanno altro che rinfacciare al mondo intero e soprattutto a chi gli sta intorno “che non c’è niente qui, che non si fa niente là” mentre “a Roma, Milano, Bologna sì che si fanno cose”. Le puoi vedere sbuffare, lamentarsi, giocare in disparte col cellulare, annoiarsi in ogni compagnia e in ogni situazione. Più tra le d

Precisazione su post sulla rivolta di Rosarno

Quando ho scritto il post sulla rivolta di Rosarno due giorni fa la violenza non era ancora degenerata in maniera così drammatica. Siccome qualcuno non è in grado di distinguere tra "spiegare" e "giustificare" sono costretto a spiegare, forse con parole più semplici, il mio pensiero. Nessuna giustificazione alla violenza da parte degli immigrati (non sono tra quelli che dicono HANNO FATTO BENE). Nessuna giustificazione a chi, italiano, è andato a sparare, LETTERALMENTE, prima durante e dopo nel mucchio. Nel mio post ho solo messo in evidenza oltre al mio pensiero sugli africani la situazione paradossale che si ritrovano a vivere in Italia e dalle nostre parti. Ho ricordato che nel tempo cambiano le vittime, ma non i carnefici (il canto popolare MALARAZZA postato qualche giorno fa ne è la prova). E allo stesso modo ho cercato di spiegare e mettere in evidenza che non si può pretendere di passare indenni all'esasperazione provocata o anche solo tollerata da noi st

AntoGno, il CalabroItaliano: il progetto

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CalabroItaliano è un progetto ancora in costruzione, soprattutto a livello di struttura informatica, ma è ben definito nelle intenzioni e nei contenuti. Pur volendo essere uno spazio di un filosofo moderno (un rompicoglioni, lo ripeto) non poteva per motivi tecnici essere uno spazio di pensieri incontrollati. Ho preferito per ciò utilizzare e integrare il più possibile tre strumenti attualmente in voga su Internet per poter esprimere i miei pensieri nella maniera più efficace e meno dispersiva possibile. Per questo motivo ho creato il blog CalabroItaliano come spazio dedicato ai pensieri di natura socio-economica "calabroitaliana" Per i pensieri più intimi, dedicati a filosofia in senso stretto, religione, vita ho pensato di utilizzare il blog di MySpace, il luogo virtuale dell'"espressione" umana, artistica e culturale. Il mio "MySpace" esiste già da un paio d'anni e quando l'ho creato ho voluto ispirarmi al modo in cui i calabresi anziani sto

La rivolta di Rosarno e la nostra ipocrisìa

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Proprio oggi in treno pensavo di scrivere presto di razzismo e integrazione. I recentissimi drammatici fatti di Rosarno mi impongono un'accellerata, anche solo per abbassare un pò di tensione nei nostri animi. Dopo una 24 ore romana mi erano tornati in mente i gioiosi sabati a Villa Torlonia passati a giocare a pallone con gente di ogni età e colore e soprattutto di ogni classe sociale. Un clima particolare di festa multietnica, sociale e di gioia...di fronte alla casa che fu del Duce. Bello. E mentre pensavo a quelle giornate e agli indiani della Locride che ogni domenica giocano festosi a cricket nel loro unico giorno libero mi imbatto sulla porta del treno nel più classico, stupido e ipocrita razzismo made in Italy: l'attacco verbale gratuito verso chi non parla bene la nostra lingua. A tutti sarà capitato di sentire anziani e rispettabili signori e signore perdere le staffe in maniera sproposita di fronte a una persona straniera di qualsiasi colore, tranne se nordamericana.