Talebani o salvatori? I mafiosi visti da Nord e da Sud

Al Nord di mafie non hanno capito nulla. E forse neanche al Sud è ben chiaro cosa sia veramente la mafia.

“Ma perché non mettete una grande scatola chiusa in mezzo alla piazza e invitate la gente di notte a metter dentro i nomi dei mafiosi?” mi chiese candidamente una signora lombarda al telefono durante una trasmissione radiofonica in cui ero ospite. “Ma i mafiosi di giorno li vedete? Ci parlate? Sono come noi?” altre domande “nordiche” a cui ormai ho fatto il callo. Ma anche al Sud il mio fegato non ha pace e non è raro imbattersi in profonde riflessioni riassunte in “senza mafia sarebbe il caos qui”.

Per il Nord quindi il mafioso è un talebano terrorista che vive nascosto e la gente evita di dire alla polizia dove si nasconda. Per il Sud invece il mafioso è spesso portatore di ordine e prosperità perché almeno lui dà aiuto e lavoro.

Ho sempre odiato questi ragionamenti se non altro perché frutto di ignoranza e pregiudizi oltre che assoluta mancanza di riflessione e voglia di capire cosa sia e cosa provochi realmente nelle nostre vite la presenza delle mafie. La mafia è sopraffazione, censura di diritti.

Non appartiene ad un'area geografica ben specifica ma attecchisce in un nulla ovunque trovi spazi. Viene esportata in tutto il mondo non solo da noi, ma anche da altri Paesi dove ha già trovato terreno fertile. E' stupido pensare di esserne immuni solo perché non rappresenta un fenomeno evidente perché essa approfitta proprio della tranquillità di chi in nome di garanzie e diritti personali osteggia legislazioni antimafia che permettano maggiori controlli e trasparenza. E' il caso della Germania che è da decenni terra di conquista da parte della 'ndrangheta, ma che ancora oggi, nonostante Duisburg, ancora si illude di essere terra “mafia – frei” , senza mafia.

E' il caso di Milano che nonostante sia stata già da tempo definita da sentenze definitive come crocevia affaristico-mafioso e nonostante i continui allarmi da parte di associazioni e giornalisti continui, come gran parte del Nord, con cieco orgoglio a disinteressarsi di fatto del problema, cercando il più possibile di minimizzarlo o addirittura di negarlo.

Al Sud invece si sa benissimo che il mafioso non è antropologicamente molto diverso dal resto della popolazione e troppo spesso c'è tolleranza se non interesse a lasciar spazio alle dinamiche mafiose.

“Voglia di mafia” è un libro di qualche anno fa dove l'autore racconta i tantissimi casi emersi dalle cronache giudiziarie dove è la gente, povera o ricca, ignorante o acculturata, a rivolgersi al mafioso di turno per la “concessione” di diritti o di aiuti di varia natura.

Interventi richiesti anche quando sono fondamentalmente inutili perché permettono di evitare al massimo qualche carta bollata, ma che come tutti i favori mafiosi legano poi la libertà di chi li chiede ai voleri dei clan.

C'è poi il consenso diffuso tra la gente che spesso pensa “ma tanto a noi non ci tocca” e “si ammazzano tra di loro” senza rendersi conto che gli affari mafiosi non guardano in faccia a nessuno e che è proprio la mafia a provocare il degrado diffuso nella società per rendere più allettante i “lussi” effimeri di una vita mafiosa senza contare i danni di una discarica abusiva di rifiuti radioattivi in mezzo alle nostre fiumare o le sofisticazioni alimentari e le distorsioni del libero mercato .

Ma “senza mafia sarebbe il caos” e così godendoci la nostra amata sicurezza regaliamo alle mafie ogni giorno dignità, salute e libertà, in tre parole la nostra vita.

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