Artigianato in...Furie! Ikea, Calabria e Calabroitaliano alla Fiera di Milano

La Fiera di Milano è il fiore all’occhiello del sistema economico e sociale dell’Italia.

Non è un evento, ma una serie di eventi legati a un luogo deputato agli incontri e agli scambi.
Economici e sociali. E’ da parecchi anni che ne sono affascinato, da quando nella mia collezione di francobolli da bambino, entrò a farne parte una serie, degli anni ’70, dedicata proprio alla Fiera.

Non c’era Internet e per documentarmi, come quasi tutti i bambini chiesi a mio padre informazioni su questa manifestazione. Anche il suo racconto fu affascinante quanto quei francobolli e da allora non ho smesso in fondo di sognarla, di avere il desiderio di andare a visitarla.

Dopo tanti anni fortuna ha voluto che per lavoro e con spirito calabroitaliano quest’anno il sogno si sia realizzato.

Rispetto agli anni ’70 è cambiata la struttura, adesso non più a Milano, ma è più grande e precisamente a Rho nell’hinterland milanese. E sono ovviamente aumentate e diversificate le tipologie di fiere durante l’anno.
Quella che ho visitato pochi giorni fa è comunque una delle più importanti per il “Sistema Paese” ed è quella dell’Artigianato.

Il principale scopo della mia visita era quello di rendermi conto sul campo di come fosse strutturato l’evento, verificare come si presentava l’area Calabria e dare un’occhiata alle altre regioni e agli altri Paesi del mondo per poi poter ipotizzare una più efficace presenza di aziende calabre alle fiere degli anni a venire.

Raggiunta comodamente in metro la nuova struttura di Rho ho avuto però una prima delusione.

L’evento più importante dell’artigianato italiano non può essere sponsorizzato da IKEA, negazione dell’artigianato e suo principale concorrente nonché straniero. Ovunque sbarchi IKEA c’è il giubilo degli incoscienti e inconsapevoli suoi ammiratori e nuovi clienti. Ma l’intera filiera dell’arredamento, dai fornitori di legname ai falegnami passando dalle piccole industrie locali muore. E ne risente quindi l’economia e il benessere dell’intera zona.

Tornando alla Fiera, IKEA non solo è sponsor dell’evento, ma addirittura gestisce l’accoglienza agli ingressi. E’ come se la fiera del prodotto biologico fosse affidata ad un’industria di chimica alimentare. Come se la fiera del gelato artigianale fosse affidata a una ditta di gelati confezionati.

Se si mettesse su una bilancia quanto guadagna l’Ente Fiera dalla sponsorizzazione e quanto ci perde in prospettiva il settore artigianato da questa operazione i vertici dell’Ente Fiera rischierebbero il linciaggio in primis dagli espositori che pagano denaro sonante per avere un’importante vetrina e non per vedersi la concorrenza all’accoglienza in bella mostra. Come se non bastasse anche altri sponsor istituzionali sono sponsor anomali per l’artigianato come assicurazioni e banche virtuali in luogo di banche di credito cooperativo o casse rurali. In gergo economico tutto ciò si definisce “contratto di compravendita con il Sig. Diavolo con oggetto della vendita l’anima”

Smaltita questa prima delusione mi immergo nella visita partendo dal padiglione dedicato alle regioni del Nord (con la Campania regione infiltrata, come nella realtà d’altronde) e alla province della Lombardia.
Osservo gli stand, la loro disposizione e soprattutto l’allestimento interno. Cerco di capire come si avrebbe più risalto in mezzo a centinaia di stand. Senza esagerare e senza essere pacchiani. Finisco questi pensieri e mi ritrovo davanti uno stand campano che non aveva nulla da invidiare a una bancarella di Porta Portese o Via Sannio, i famosi mercati popolari, di Roma. Ma a parte questo tutto il resto è ben coordinato.

Stand di prodotti manifatturieri ben assortiti e in molti casi affittati in collaborazione con le Camere di Commercio delle rispettivi provincie (per abbattere i costi). E per ogni regione, ai lati esterni dell’area espositiva, un ristorante tipico della zona.

Attraversato velocemente il padiglione dedicato all’intera Lombardia, che a differenza del precedente era caratterizzato da stand più ampi e con merceologia più adatta all’edilizia o all’arredo della casa, cerco incuriosito il padiglione dedicato principalmente alla Calabria e alla Sicilia. Ma prima incontro un altro grande neo per la manifestazione: lo stand del Casino di Campione d'Italia. Da una parte una manifestazione dedicata al paziente e duro lavoro dell'artigiano. Dall'altra grande visibilità a ciò che di più effimero e inconsistente ci possa essere: il gioco d'azzardo. Che insieme a lotterie e scommesse droga la società, a partire dai giovani. I quali in tanti perdono intere giornate a inseguire la speranza invece che iniziare a pensare a costruire il proprio futuro. Con questi pensieri arrivo "in Calabria".

Il contrasto è forte. La gente è tutta lì. Mi faccio strada e subito incontro i primi stand e le prime voci calabresi. Dopo un’attenta perlustrazione ho purtroppo la conferma di ciò che mi era stato detto da alcuni visitatori degli anni passati. Pensiamo solo al mangiare, al cibo. Infatti il 99% degli stand calabresi alla Fiera dell’Artigianato è di tipo gastronomico. Conserve, sottoli, vini, oli, formaggi ed insaccati. Il tutto in veri e propri loculi messi a disposizione o in comproprietà con enti locali che occupano lo stand principale delle rispettive “isole” espositive. Solo un 1% dello spazio, e sto esagerando in eccesso, è rappresentato da altro che non sia settore alimentare. E’ un peccato, perché la Calabria non è solo cibo. E anche per le aziende alimentari non so quanto sia proficuo essere lì in così tanti, in spazi così “anonimi” e ristretti e con prodotti tutto sommato simili. Anche per la Sicilia il discorso è simile, ma lì moltissime aziende agricole e alimentari occupavano spazi molto più grandi e personalizzati quasi ai livelli dei ristoranti tipici dei padiglioni del Nord.

Ho visitato poco del resto del mondo, s’era fatto già tardi. E tutto sommato non avrei avuto la giusta concentrazione per apprezzare, il mio pensiero era già al 2011 e ai modi per vedere lì, in vetrina, anche altre realtà della Calabria che merita.

P.s. A proposito di anime al Diavolo ed esempi assurdi di “collaborazione”….proprio ieri la notizia che i viaggi dei pellegrini in terra santa saranno affidati dal Vaticano alla Meridiana, di proprietà islamica, infatti il proprietario è capo spirituale degli ismailiti, l’Islam moderato. Nulla da eccepire, anzi può essere un segnale forte di distensione. Mi viene a questo punto da pensare che i conflitti di religione siano insuperabili solo quando conviene. La realtà ci dice che nella vita di tutti i giorni o quando ci sono di mezzo tanti soldi la “convivenza” viene naturale. Però è meglio continuare a dire e pensare che siamo tutti diversi e per forza nemici.

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